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Ambrì Piotta

5 spunti dalle partite del weekend di Ambrì Piotta e Lugano

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


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uno…E BUONANOTTE AI SUONATORI”
È questo che hanno pensato i tifosi dell’Ambrì Piotta dopo il primo tempo di Friborgo, conclusosi su un 5-0 per i burgundi che ha praticamente trasformato in un’inutile formalità il resto della partita. Non è andata molto meglio nel derby, visto che il Lugano di reti nella prima frazione ne ha messe a segno tre, ipotecando la sfida… E alla Valascia i suonatori c’erano sul serio, vista l’esibizione del Gruppo Ticinese Corno delle Alpi alla prima pausa! “Buonanotte ai suonatori”, anche stavolta l’inizio di gara ha rovinato tutto.

due UN VERO PASSAGGIO “NO LOOK”
Ha avuto sin troppa iniziativa Igor Jelovac nel finale di primo tempo nel derby, quando si è sganciato per avventurarsi in zona offensiva, per poi tentare un passaggio “no look” tanto improbabile quanto irresponsabile. Non si è certo fatto pregare Maxim Lapierre, che ha immediatamente raccolto il puck ed è partito in contropiede, servendo poi a Fazzini il disco del 2-0. Nelle intenzioni il passaggio di Jelovac era “no look”, ma di fatto stavolta la traduzione giusta dall’inglese sarebbe “inguardabile”.

tre “WHO YA GONNA CALL?”
Dopo un weekend del genere in Leventina è difficile trovare dei punti di riferimento, tant’è che sull’arco di 120 minuti di gioco addirittura nessuna individualità è saputa emergere dall’apatia generale. Ci si conceda dunque una battuta citando il famoso slogan con cui si promuovevano i Ghostbusters nelle loro avventure… “Who ya gonna call?”, e con così tanti fantasmi in pista non potrebbe esserci riferimento cinematografico più appropriato!

quattro SICCITÀ IMPROVVISA
Prima di questo weekend non era mai successo che l’Ambrì Piotta non riuscisse a segnare nemmeno una rete, ma in Leventina la fine di febbraio ha portato un’improvvisa siccità e di reti contro Friborgo e Lugano non ne sono arrivate. Anzi, sono in totale ben 148 i minuti che sono passati dall’ultima rete biancoblù, per quella che è l’ottava peggior “carestia” dell’intera storia del club.

cinque IN PERICOLO IL BENE PIÙ GRANDE
Non è certo la prima volta che l’Ambrì Piotta si trova in difficoltà, e quando si ritroveranno a giocare i playout ed eventualmente lo spareggio i biancoblù avranno comunque dalla loro una certa esperienza a livello di club. A differenza di altre stagioni complicate, però, questa si sta sempre più delineando come diversa. Il pubblico sta infatti reagendo male a quanto sta succedendo in Valle, tra chi decide di andarsene a metà partita – la tribuna mezza vuota ha fatto una certa impressione – e chi è più focoso ed esprime il suo scontento con cori e striscioni. Per salvarsi l’Ambrì Piotta ha però bisogno del suo bene più grande, i tifosi, che mai come oggi sembrano allontanarsi dalla squadra… Giocatori e staff se ne stanno rendendo conto e nelle ultime interviste chiedono il loro aiuto, pur consci di non aver mostrato molto sul ghiaccio nelle ultime uscite. Cosa succederà?


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uno SOLO UNA COINCIDENZA?
Non è mai elegante parlare degli assenti, ma in questo caso occorre farlo per arrivare al discorso relativo al rendimento di Maxim Lapierre. Sotto la guida di Shedden, colui che tra l’altro fortissimamente lo volle a Lugano, il canadese ha avuto un ruolo da forechecker e da penalty killer (situazioni in cui comunque eccelle) ma come parte di un pacchetto stranieri era ovvio che fosse una licenza quasi addirittura sprecata. Le cose sono cambiate con l’arrivo di Ireland in panca, il quale ha affidato a “Mad Max” responsabilità ben più ampie del solo lavoro fisico. Da quel momento il numero 25 ha piazzato 3 reti e 4 assist in 6 partite reinventandosi insospettabile partner e assist man dello sniper di squadra, lo scatenato Luca Fazzini. Solo coincidenze, ci chiedevamo. Probabilmente no, è ma questione di valorizzazione e gestione intelligente del materiale umano a disposizione.

due LA PRATICA RENDE (QUASI) PERFETTI
Fino a un mese fa le prestazioni difensive del Lugano in generale e quelle individuali dei propri giocatori erano spesso da mani nei capelli. Con Ireland in panca però i bianconeri sono passati da una media di 3,4 reti incassate a partita a 1,85 (praticamente da una media spareggio retrocessione a una da primissime piazze) grazie alle prestazioni collettive ed individuali migliorate nettamente. Il coach ha ridato fiducia a chi, come Sartori e Ronchetti, era spesso messo ai margini con troppa facilità, e responsabilizzato i più esperti come Hirschi e Vauclair. Questi giocatori non si sono trasformati in fenomeni ne tantomeno erano scarsi prima, ma con un utilizzo più ampio dei primi e più equilibrato degli altri la fiducia li ha pervasi in maniera automatica, così facendo Ireland e Silander hanno recuperato mezza difesa sul piano mentale.

tre EL SEGNA SEMPAR LÜ
Famosissima espressione dialettale della vicina Lombardia coniata dai tifosi di Inter e Milan, abituatisi prestissimo alle valanghe di reti segnate dal bomber Maurizio Ganz.  Oggi questa esclamazione può essere affibbiata tranquillamente a Luca Fazzini, arrivato a quota 15 gol stagionali. Ad impressionare è la facilità con cui “Fazz” fiuta la situazione ideale e la sfrutta con una freddezza incredibile, spesso battendo i portieri con tiri precisissimi o finte difficili in sPazi molto stretti. Il numero 17 oltretutto si trova a suo agio con chiunque, che si chiami Klasen, Hofmann o Lapierre, e pure l’avversario importa poco, Davos, Ambrì o Slovacchia che sia. Già, perché anche nella sua prima apparizione con la Nazionale maggiore Fazzini è riuscito a lasciare l’impronta, realizzando il game winning gol che ha regalato la Slovakia Cup alla Svizzera. Quando uno ce l’ha nel sangue c’è ben poco da fare…

quattro “ATTENTO, IL PROF TI STA GUARDANDO!”
Nelle partite del week end del Lugano c’era uno spettatore particolarmente interessato sulle tribune della Resega e della Valascia, trattasi di uno scout dei Columbus Blue Jackets. L’osservatore della franchigia della NHL si trovava in Ticino logicamente per osservare le gesta di Elvis Merzlikins, scelto al draft proprio dai Blue Jackets, e vi è da credere che abbia lasciato la Svizzera soddisfatto di ciò che ha visto. Le prestazioni di Merzlikins nel fine settimana sono state infatti praticamente perfette, quasi che il portiere bianconero sentisse la pressione della presenza dello scout. Un po’ come quando il professore ti interroga a sorpresa e ti fai trovare preparatissimo davanti a tutta la classe.

cinque IL CAPITANO PER NATURA
Una lunga standing ovation della Resega ha ringraziato Steve Hirschi al termine della sfida contro il Davos, commuovendo persino il gladiatore venuto dall’Emmental. La carriera di Hirschi come giocatore del Lugano avrà un termine alla fine di questa stagione e da tutti il numero 8 verrà ricordato come il “Capitano silenzioso”. Questo perché c’è chi la “C” sul Petto se la merita per prestazioni trascinanti a suon di gol e assist, altri che se la vedono cucire sulla maglia per le loro qualità oratorie e motivazionali.  Steve Hirschi no, lui è diventato capitano per natura, con il solo esempio sul ghiaccio e nello spogliatoio senza mai un gesto sopra le righe o senza aver mai alzato eccessivamente la voce. Personaggio tanto riservato quanto professionale, Hirschi è stato uno dei capitani più amati, più ammirati e più rispettati anche dai tifosi avversari per la correttezza e l’amore dimostrato verso il Lugano. Per questa squadra e le sue lotte più dure ha messo a repentaglio la sua salute, distruggendosi un ginocchio che lo ha tormentato per anni pur di esser sempre lì nel mezzo a battagliare davanti a tutti. L’esempio prima di ogni cosa, la tenacia più delle parole, la pazienza più della rabbia.  Questo è Steve Hirschi, Capitano per natura.

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