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5 spunti da Lugano: il catenaccio, l’evocazione, in fila per sei, gemelli diversi, spara Matteo

© PhotoBrusca & LuckyVideo

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


uno Ma non era catenaccio?

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Certo che riportarlo dal calcio, il termine “catenaccio” nell’hockey è difficilmente applicabile, se non fosse altro per i movimenti diversi dei difensori e la velocità del gioco, ma ciò che si vede a Lugano sembra alquanto simile. Serge Pelletier lo sa bene, dalla difesa solida passano le basi del gioco, e dopo un periodo di appannamento la sua squadra è tornata a subire pochissimo.

Zero reti subite contro il Rapperswil, zero contro il Berna, tre contro il Losanna, due sempre dai sangallesi, una a testa da Friborgo e Rapperswil. Una media di 1,17 reti incassate nelle ultime sette partite, e se il gioco non entusiasma – ma il coach bianconero non è mai stato conosciuto per questo – la solidità ne giova e i risultati parlano.

due L’evocazione

Nulla a che fare con l’omonimo film di James Wan, ma ciò che è successo nella settimana scorsa a Lugano può ricordare un po’ certe scene tipiche da cinema dell’orrore. Dal momento in cui è saltato fuori il nome di Chris McSorley come candidato alla panchina bianconera diverse cose hanno cominciato a ribollire.

I blog e i forum si sono riempiti di discussioni, la stampa ha avuto pagine da riempire con interviste ed opinioni e anche il coach bianconero si è fatto sorprendere spiazzato da quella voce. Non l’ha presa bene Serge Pelletier, e non l’ha minimamente nascosto, facendo trasparire un cambio d’umore improvviso. Visto? È bastato evocarlo l’ingombrante nome di McSorley perché l’ambiente cominciasse a fremere. E nemmeno si è palesato.

tre In fila per sei

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Dopo aver superato la mezza crisi di gennaio, il Lugano è tornato a regime, vincendo ben 6 partite consecutive. Si tratta della serie di vittorie più lunga da tempo a questa parte, la più durevole delle ultime due stagioni e da quando Pelletier siede sulla panchina bianconera, poco più di un anno fa.

Una serie arrivata paradossalmente a cavallo del peggiore periodo della squadra, con quelle guarda caso 6 sconfitte in poco più di due settimane. E non è un caso se il Lugano ha ricominciato a risalire posizioni in classifica, a colpi di 6 alla volta si fa in fretta.

quattro Spara Matteo, spara!

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Non è un difensore che va spesso sul tabellino dei marcatori, il 33enne Nodari, e la rete segnata contro il Bienne è infatti la prima di questa stagione, perfettamente in media con il suo rendimento abituale. Quel gol però non è stato casuale, ottenuto con un bellissimo tiro angolato, ma chi conosce bene Nodari sa che non è stato il tiro della domenica.

Il numero 22 ha sempre avuto con sé un tiro potente e discretamente preciso, ma per definizione difensiva e ruolo sul ghiaccio non lo dà a vedere spesso. Peccato, perché è una qualità che dovrebbe mostrare in maniera più assidua.

cinque Gemelli diversi

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Emerge un dato interessante riguardante i tiri da parte degli attaccanti bianconeri, dove non è tanto il 24,4% di riuscita di Bürgler a colpire, ma bensì che chi tenta più volte di insaccare il disco in rete sono due giocatori per caratteristiche diversi tra loro.

Luca Fazzini condivide infatti il primo posto tra i tiratori più assidui con Mikkel Boedker, con 109 dischi scagliati da entrambi verso i portieri avversari. Oltre a questo dato entrambi hanno in comune i tiri fuori dallo specchio, con 28 dischi oltre misura, e sui pali colpiti siamo sul 5 a 4 per il ticinese, ma chissà che anche qui il danese non voglia pareggiare i conti…

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